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La correzione degli errori

| Francesco Cotichella | | Tempo di lettura: 3 min.
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Sbagliare è fondamentale per imparare

Ogni volta che qualcuno impara a fare qualcosa di nuovo è estremamente raro che sia in grado di eseguirla alla perfezione al primo tentativo. Lo stesso vale anche per l’apprendimento di una nuova lingua, in quanto è ormai assodato che non esiste apprendimento senza errori.

Correggere un/a bambino/a è sicuramente necessario. Tuttavia, bisogna prestare molta attenzione, perché l’impatto di troppi feedback può anche essere dannoso per la motivazione del piccolo studente di inglese. In primo luogo è importante stabilire la priorità degli errori da correggere. Ad esempio, ci si dovrebbe astenere dal correggere errori specifici, fino a quando non sia stata introdotta quell’area di conoscenza agli/alle studenti/studentesse (inutile, ad esempio, correggere frasi a studenti che cercano di usare il “Present Continuous” quando sono ancora alle prese con il “Simple Present”!).

Gli insegnanti dovrebbero correggere gli errori in base a ciò che gli/le studenti/studentesse hanno appreso in precedenza, piuttosto che gli errori commessi nel provare, sperimentare strutture per le quali non sono ancora pronti. Possiamo quindi dire che gli/le studenti/studentesse dovrebbero essere corretti/e quando il loro errore è relativo al focus della lezione o riguarda argomenti già noti. Correggere gli errori delle cose studiate in precedenza è fondamentale se si vuole evitare che gli/le studenti/studentesse, ascoltando l’errore commesso da un compagno, mettano in dubbio quanto appreso.

Il momento in cui si corregge un/una discente dipende da diversi fattori. Ad esempio, se si insegnano nuove parole del vocabolario e uno/una studente/studentessa ne pronuncia male una, sicuramente si corregge subito l’errore, mentre se si insegna la fluidità della lettura e uno/una studente/studentessa pronuncia male una parola, si dovrebbe aspettare fino alla fine della lettura per correggerla.

Gli/le insegnanti dovrebbero fare attenzione a non interrompere il flusso della lezione con feedback eccessivi. Ad esempio, si potrebbe condividere il feedback con un/una singolo/a studente/studentessa subito dopo la fine dell’attività, anche per aiutare a ridurre l’imbarazzo della correzione di fronte a tutta la classe.

Da sottolineare, comunque, che se le “abitudini linguistiche sbagliate” non vengono corrette, gli/le studenti/studentesse svilupperanno l’abitudine di ripetere sempre gli stessi errori. Questo è noto come l’errore che si fossilizza, che sarà più difficile da correggere in un secondo momento.

Sono state fatte molte ricerche su cosa, come e quando correggere, tuttavia la decisione finale spetta all’insegnante. Sebbene la maggior parte dei ricercatori concordi sul fatto che gli/le studenti/studentesse hanno bisogno di feedback e correzioni, le modalità migliori da utilizzare sono lasciate all’insegnante. Un suggerimento che mi sento di dare è quello di chiedere al/alla diretto/a interessato/a di provare ad autocorreggersi e, qualora non ne fosse in grado, di ricorrere alla risorsa della classe (questo però va fatto facendo estrema attenzione alla sensibilità degli alunni e solo se il rapporto tra pari risulta ben consolidato).

E voi che ne pensate? Ci vediamo lunedì 17 aprile per scambiarci opinioni e suggerimenti in merito.

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